Catasto

Cosa prevede la riforma del catasto 2018

Cosa prevede la riforma del catasto 2018

Il governo riprende in mano la riforma del catasto 2018 messa da parte da Renzi con l’intento di inserirla nel piano Nazionale delle Riforme. Da Bruxelles, infatti, arriva nuovamente la raccomandazione a rivedere il catasto.

Riprendendo dunque la bozza del decreto legislativo del 2014, saranno ridefiniti i valori catastali. A partire dai valori di mercato rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare, sarà applicato un algoritmo al fine di definire la rendita ed i valori catastali.

Ai valori corrispondenti a ciascuna microzona catastale e tipologia immobiliare saranno applicati i coefficienti. Quest’ultimi tengono in considerazione diversi fattori, tra cui epoca di costruzione, ubicazione e grado di finitura. Risultato finale dell’algoritmo sarà il valore unitario del metro quadrato.

Riforma del catasto 2018: cosa cambierà?

Con l’entrata in vigore della riforma catastale, scomparirà innanzitutto l’attuale classificazione degli immobili. A sostituirla vi saranno due gruppi:

  • O, ad indicare gli immobili ordinari;
  • S, per quanto riguarda invece gli immobili speciali.

Tutti gli immobili residenziali del gruppo A saranno inclusi nelle categorie:

  • O/1. Comprende tutti gli alloggi situati in palazzine o condomini;
  • O/2. Rientrano in questa categoria le abitazioni isolate e le villette a schiera;
  • O/5. Comprende cantine e soffitte;
  • O/6. Vi rientrano box auto e garage, posti auto coperti e scoperti.

Riforma del catasto 2018: tasse

Il sistema messo a punto dalla nuova riforma del catasto 2018 è stato già applicato in via sperimentale a Roma e Milano nelle zone con un incremento del valore di mercato del 35%. il risultato? Il valore delle abitazione è triplicato e si registra un aumento di IMU e TASI.

Fu proprio l’aumento della tassazione a spingere l’ex premier Matteo Renzi a ritirare la proposta di riforma. Come dichiara il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, in un comunicato datato il 15 marzo “il Governo Gentiloni starebbe pensando di riesumare quella riforma del catasto che il Governo Renzi aveva ritirato, nel giugno del 2015, perché non forniva adeguate garanzie di invarianza di gettito, aprendo all’opposto uno scenario di ulteriori aumenti di tassazione sugli immobili”.

Egli inoltre aggiunge: “l’urgenza non è la riforma del catasto, ma una decisa riduzione di un carico fiscale che dal 2012 è stato quasi triplicato e che continua a causare danni incalcolabili a tutta l’economia: crollo dei valori, impoverimento, caduta dei consumi, desertificazione commerciale, chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro”.

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